Crateri vulcanici del Meilogu-Monte Annaru


Foto di: Mario Pappacoda

 

Monte Annaru ricade nella regione del Meilogu-Logudoro, area di particolare interesse per la morfologia e le sequenze geologiche.

E’ caratterizzata da una copertura di vulcaniti oligo-mioceniche poggianti sul basamento cristallino paleozoico. Al di sopra sedimenti, lave e depositi miocenici plio-quaternari e quaternari. Monte Annaru, situato poco più a nord di Giave, a 491 m slm, è un bell’esempio di cono vulcanico, riportabile all’attività eruttiva post-miocenica. La sua posizione isolata lo rende facilmente riconoscibile. Presenta ancora ben conservate le pendici interne ed esterne e l’ampia bocca eruttiva a forma di caldèra da cui effuse la lava che originò il tavolato basaltico situato a N-NE del colle di Giave. All’interno del cratere, durante il periodo invernale, si forma un piccolo lago


L’emergenza naturale e il suo ambiente 
Le forme vulcaniche presenti nel Meilogu sono varie e numerose. La LR 31/89 ne seleziona cinque: Colle S. Bainzu, Monte Pélao, Monte Pubulena, Monte Ruju e Monte Annaru. La dizione ‘crateri’ è per esse limitativa, non avendo tutte crateri riconoscibili, mentre più soddisfacente sarebbe la definizione di ‘edifici vulcanici’. DELLA MARMORA rilevò che i conetti del Meilogu, in alcuni casi crateriformi in altri a forma di cupola, sono più o meno allineati in senso N-S; le colate ebbero luogo su un terreno già emerso e modellato dall’erosione che aveva intaccato anche le colate basaltiche più antiche. Si tratta di vulcanetti effimeri, da annoverarsi tra le più significative manifestazioni eruttive oligo - mioceniche e plio - quaternarie nel suolo sardo. È possibile che la loro attività si sia prolungata fino all’epoca del primo popolamento della zona. PECORINI (1963) notava la varietà del paesaggio geografico, in cui alle emergenze topografiche maggiori (Monte Santo, Monte Pélao) corrispondono lembi di copertura basaltica dura e compatta che costituiscono altopiani piccoli e circoscritti. L’attività vulcanica quaternaria, di breve durata come dimostrano il basso numero di colate e la scarsità o l’assenza di materiali della fase esplosiva, ha prodotto una morfologia vulcanica frammentaria e dispersa. Gli apparati sono allineati in senso N-S, lungo fratture attraverso le quali il magma si è riversato ricoprendo i terreni miocenici più antichi. 



Monte Annaru-Pòddighe di Giave
Guardando verso N dal pianoro della Chiesa di S. Giacomo, presso Giave, si nota un conetto chiaramente delimitato con ampio cratere, alto 491 msm. I lembi del cratere rimasti più evidenti sono denominati Monte Annaru a N (area del monumento naturale) e Monte Pòddighe a S. Per la sua posizione isolata si impone all’attenzione ed è immediatamente riconoscibile come cono vulcanico. La bocca eruttiva è ben conservata (caldera) e le sue pendici interne ed esterne non sono deturpate da cave o da opere. La naturalità del paesaggio appare discretamente conservata, se non si considera lo stato di degrado della vegetazione, cespugliosa ma abbastanza compatta. È stato riprodotto da DELLA MARMORA (cfr. Atlas de la troisième partie, Géologie, tav. VI, fig. 1), il quale riferisce che il cratere ha circa 100 m di diametro su 15-20 di altezza nel punto dove il margine è più elevato e 4-5 nel punto in cui è più basso. Dalla caldera, in parte riempita da scorie, si effuse la lava che originò il tavolato basaltico che si sviluppa a N e NE del colle sul quale si trova Giave. Il tavolato fu poi inciso dal Rio Mannu. Verso O, una colata ha raggiunto il Campo Giavesu. Tra il colle di Giave e il Monte Annaru sporge il neck di Pedra Mendarza, che si eleva sui sottostanti terreni arenacei miocenici; esso appartiene ad una corona di piccoli centri di emissione, torrioni isolati dall’erosione selettiva, che circonda il blocco centrale. DELLA MARMORA lo ha ricordato, facendone anche un piccolo disegno (fig. 123, p. 521, parte terza di Viaggio in S.), col nome di Pedra Meddarza, e lo considerava contemporaneo dei crateri estinti della zona (cfr. Emendamenti e aggiunte, p. 177). Le colate sono costituite da basalti transizionali afirici, ipocristallini, più raramente alcali-basalti subafirici con noduli peridotitici anche dell’ordine del decimetro. La loro età è risultata di 0,2 M. a (BECCALUVA et al., 1981). Le lave, quasi interamente circondate da depositi detritici quaternari, a NE e SE poggiano direttamente sulle vulcaniti oligomioceniche mentre a S e a N sovrastano le facies marine sedimentarie mioceniche. Giave è posta su un pianoro basaltico che rappresenta la sommità di un blocco tettonico sollevato (antico centro di emissione) culminante nel Planu Roccaforte (636 m). Il paesaggio agrario circostante alterna i pascoli, oggi prevalenti, dei terreni piu rocciosi con terrazzamenti in parte ancora vitati. Interessanti pinnettas in pietra, ben conservate, sono sparse nei campi. 


L’interesse culturale
La rassegna toponomastica fa rilevare il valore geomorfologico del termine korona, che indica l’orlo dei ripiani lavici e le stesse domus de janas che vi si aprono. Il termine pòddighe con cui è indicato un lembo del cratere del Monte Annaru significa in logudorese ‘dito’. Un significato morfologico ha anche la parola cuccureddu, che significa ‘montagnola’ o ‘piccola cima’. Nella iconografia della Sardegna i conetti hanno un loro posto: la tavola VI dell’Atlas de la troisiéme partie, Géologie, di DELLA MARMORA presenta tre disegni panoramici dei crateri e conetti del Meilogu, dove tutti gli elementi menzionati sono chiaramente riprodotti.


Scheda tecnica tratta da: I monumenti naturali della Sardegna Barroccu Giovanni - Gentileschi Maria Luisa - Carlo Delfino Editore - 1996. 
Soggetto gestore : Comune di Giave
Provvedimento Istitutivo: Decreto Assessorato Difesa Ambiente n° 18 del 18/01/94