Rilasci in mare delle tartarughe riabilitate nei Centri della Rete regionale per la conservazione della fauna marina.
Sì è aperta a Porto Conte (Alghero), la stagione dei rilasci in mare delle tartarughe riabilitate nei Centri della Rete regionale per la conservazione della fauna marina: Nicoletta, un giovane esemplare di Caretta caretta recuperato la mattina del 20 Marzo nelle acque di Capo Caccia, messa in salvo dai biologi dell’ Area marina Protetta Capo Caccia Isola Piana e curata presso il CRAMA (Centro Recupero Animali Marini Asinara) ha preso il mare in velocità la mattina di venerdì 3 maggio.
Si prosegue mercoledì 8, con il rilascio a Cala Spalmatore (La Maddalena) di Giulia, recuperata dal Parco dell’Arcipelago di La Maddalena e curata anch’essa all’Asinara presso il CRAMA.
Si tratta di una stagione quasi da bollino rosso per i tre Centri di recupero della Rete regionale: sono attualmente 12 le piccole tartarughe in degenza presso le strutture operative. Sono stati importanti, purtroppo, anche i numeri di esemplari ritrovati spiaggiati senza vita nelle scorse settimane.
In primavera, con la ripresa degli spostamenti sotto costa delle tartarughe dopo la stagione di riposo invernale, gli animali in difficoltà vengano individuati più frequentemente grazie anche alla segnalazione ai numeri 1515 del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale e 1530 della Guardia costiera, vengano messi in salvo secondo i protocolli operativi di intervento.
Già a partire dalle prossime settimane, non appena le temperature delle acque lo consentiranno, gli altri esemplari riabilitati verranno rimessi in libertà e la situazione di emergenza tornerà alla normalità.
Grazie ai rapporti di stretta collaborazione sviluppati, sotto il Coordinamento regionale, tra i Centri di primo soccorso, dislocati presso le tre Aree Marine Protette di Capo Carbonara, di Tavolara e di Capo Caccia, ed i tre Centri di Recupero, con il supporto logistico del Corpo Forestale e della Guardia costiera, la Rete regionale riesce ad intervenire con tempestività su tutto il territorio costiero, sia in caso di soccorso, sia nei casi di nidificazione sulle spiagge.
Dall’avvio delle attività della Rete si contano oltre 600 interventi di recupero di esemplari feriti o in difficoltà: i numeri negli ultimi anni sono aumentati, forse anche perché l’attenzione su questi aspetti è maggiore, grazie alle attività di informazione e sensibilizzazione portate avanti dai nodi della Rete. Ricomprendendo anche le attività sui nidi, ci si attesta nell’ordine di una novantina di interventi l’anno, col boom degli anni 2021 e del 2023 grazie all’importante numero di nidificazioni.
Grazie alle attività di informazione e sensibilizzazione della Rete regionale (con il coinvolgimento dei bambini, dei turisti, dei pescatori, degli operatori turistici, dei concessionari e dei diving operanti sulle coste della Sardegna) è aumentata la sensibilità verso la salvaguardia dell’ecosistema marino. Sono gli stessi diportisti e pescatori professionisti che intervengono in prima persona nel recupero degli animali ritrovati nelle reti, di quelli feriti per l’impatto con i mezzi nautici o, più frequentemente, per i problemi legati all’ingestione di plastiche in mare scambiate per cibo.
Sull’inquinamento da plastiche, la Rete regionale con il CNR (Centro Nazionale di Ricerca) svolge un ruolo importante: i contenuti stomacali delle tartarughe della Sardegna, sia ricoverate nei tre Centri di recupero che ritrovate morte e sottoposte a necroscopia dall’Istituto Zooprofilattico Sardo, costituiscono un indicatore delle distribuzione delle plastiche nel Mediterraneo e dell’impatto sulla fauna marina negli studi condotti dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito dell’attuazione della Direttiva Quadro sulla Marine Strategy (MSFD-2008/56/CE).
La Rete regionale ha intrapreso già da due anni un progetto per cui, grazie al posizionamento di dispositivi GPS/satellitari sul carapace degli animali, si riesce a seguire gli spostamenti degli esemplari reimmessi in natura dopo il recupero: la batteria dei dispositivi consente di monitorare gli spostamenti per circa 18 mesi, un lasso di tempo non lungo ma già importante, con lo scopo primario di acquisire dati scientifici (i dispositivi sono in grado di trasmettere, oltre alla posizione dell’esemplare, tempi di apnea, profondità raggiunte, temperatura delle acque); a questo scopo primario si aggiunge anche una azione divulgativa: nel senso che la possibilità di far conoscere a tutti gli spostamenti delle tartarughe ed alcune curiosità sul loro trascorso è di grande interesse mediatico e social ed aiuta a tenere alto il livello di attenzione.
Ci si prepara anche quest’anno ad una stagione di nidificazioni straordinaria, come quella dell’estate 2023, che ha visto sui litorali della Sardegna il rinvenimento di diciannove nidi di Caretta, undici dei quali messi in sicurezza e presidiati dal momento esatto della deposizione, e nella quale oltre mille piccoli hatchlings (cuccioli di tartaruga) sono stati accompagnati in mare.