La Caretta caretta

 

Le tartarughe marine che frequentano il Mediterraneo sono sei: la più assidua è la Caretta caretta, ma è possibile avvistare anche la Chelonia mydas (Tartaruga verde) e la Dermochelys coriacea (Tartaruga liuto).

La Caretta caretta (Tartaruga comune) può raggiungere i 140 kg di peso e il metro di lunghezza: possiede un becco corneo, detto ranfoteca, con margini affilati attraverso il quale si nutre di crostacei, bivalvi, pesci e meduse.

La Caretta caretta frequenta, nel suo ciclo vitale, tre tipi di habitat: terrestre, neritico (acque basse, prossime alla costa) e pelagico (acque profonde).

Nell’habitat terrestre avviene la deposizione delle uova e lo sviluppo embrionale: la femmina di tartaruga infatti, durante le ore notturne, emerge dalle acque verso il litorale, dove scava una buca profonda circa 50 cm nella quale depone un centinaio di uova. Terminata la deposizione, torna subito in mare senza più occuparsi del nido.

In questo, dopo un periodo di incubazione che varia dai 45 ai 60 giorni circa, avviene la schiusa delle uova. Il sesso dei nascituri viene determinato per via fenotipica, in base alla temperatura media nel nido dei primi 30 giorni: se minore di 27,5° saranno tutti maschi, se maggiore di 29° saranno tutte femmine, se intermedia avremo maschi e femmine in proporzione.

I piccoli emergono in superficie mediamente dopo 4-7 giorni dalla schiusa delle uova, dopo aver completato l’assorbimento del sacco vitellino: lo fanno in diversi momenti, prevalentemente nelle ore notturne, spesso in gruppi, e, d'istinto, si dirigono verso il mare.

Spostandosi dalle acque costiere (zona neritica), al mare aperto (zona oceanica), durante le prime 24-72 ore i piccoli nuotano attivamente dirigendosi spediti verso il largo, dove si lasceranno trasportare passivamente da venti e correnti.  Durante il tragitto verso il mare i piccoli memorizzano tutta una serie di informazioni che utilizzeranno da adulti per ritornare a riprodursi sulla loro spiaggia natale.

In questo modo, i nuovi nati raggiungono il loro habitat di sviluppo pelagico, dove generalmente rimangono per lungo periodo (fino ad oltre dieci anni), accrescendosi fino raggiungere una lunghezza di circa 50 cm.

Lo spostamento in ambiente pelagico comporta un cambiamento graduale nelle abitudini alimentari dell’animale: durante la fase di vita oceanica, le tartarughe sono predatori opportunistici, si nutrono di una grande varietà di organismi planctonici (organismi che vivono in sospensione nell’acqua).

Tornando nella zona di alimentazione neritica, più vicina alla costa, la specie inizia a nutrirsi principalmente di organismi bentonici (organismi che vivono a stretto contatto con il fondale): la transizione dalle aree di alimentazione oceaniche a quelle neritiche è continua, e fa sì che gli individui possano spostarsi dall’una all’altra.

Nell'area di alimentazione neritica gli individui raggiungono lo stadio adulto: la maturità sessuale è raggiunta in un’età compresa tra i 23 e i 29 anni.  Le tartarughe, raggiunti i 70-110 cm di lunghezza del carapace, vengono considerate riproduttive.

Solitamente, una femmina di Caretta caretta si riproduce ad anni alterni oppure ogni tre anni. a femmina non depone ogni anno, ma solitamente ad anni alterni, oppure ogni tre anni. Tende a nidificare sulla spiaggia in cui è nata: durante ogni stagione riproduttiva può scavare anche 3 o 4 nidi ad intervalli di circa quindici giorni, ognuno con oltre 80 uova.

Nell’arco della loro vita le tartarughe marine vanno incontro a diversi pericoli, responsabili dell’alto tasso di mortalità degli individui.

Trascurando quelli naturali, rappresentati principalmente dalla predazione, dalla riduzione o scomparsa dei siti idonei alla nidificazione a causa dell’alto grado di antropizzazione delle spiagge e dell’erosione delle coste, l’inquinamento marino, gli impatti con le eliche di barche e gommoni e le attività di pesca rappresentano la maggior causa di mortalità per la specie.

Durante la nidificazione è importantissimo, per la conservazione della specie, individuare la posizione del nido ed intervenire mettendolo in sicurezza: in questo modo si riesce a proteggerlo da predatori e mareggiate fino al momento della schiusa, che viene monitorata ed assistita secondo protocolli operativi definiti.

Se si dovesse essere testimoni diretti della risalita dal mare di una tartaruga marina bisogna osservare diverse cautele:

  • mantenersi ad una distanza di almeno 4 metri e non posizionarsi mai di fronte durante tutte le fasi della deposizione;
  • evitare assolutamente di toccarla o intralciane i movimenti;
  • contenere il numero degli osservatori, che dovranno mantenere un assoluto silenzio;
  • evitare l’uso di flash e sorgenti luminose che possano alterare le condizioni di luminosità esistenti;

L’altissimo tasso di mortalità al quale è sottoposta la specie, sia nello stadio giovanile che adulto, rende la fase della riproduzione tra le più importanti e delicate della vita della tartaruga.

Altissimo fattore di rischio per la specie è l’inquinamento del mare: gli oggetti di plastica o di nylon di varia natura e consistenza vengono scambiati per piccoli pesci o meduse ed ingeriti. Le conseguenze sono il soffocamento dell’animale e l’ostruzione dell’esofago o dell’intestino che non gli consente di continuare a nutrirsi, portandolo anche alla morte.

Per questo è importantissimo tenere i nostri mari puliti, sensibilizzando la popolazione e produrre meno rifiuti e non abbandonarli.