Oliveto Storico S’Ortu Mannu

 


Foto di: Mario Pappacoda

L’Oliveto Storico S’Ortu Mannu è situato a circa 4 Km.dall’abitato di Villamassargia, ai piedi della collina sulla quale sorgeva il castello medioevale di Gioiosa Guardia, edificato nel XIII secolo dalla nobile famiglia Pisana dei Conti della Gherardesca, di cui restano pochi ruderi. Oggi è ridotto a circa 12 ettari rispetto all’estensione originaria, di circa 70 ettari. S’Ortu Mannu si presenta come un tipico oliveto, gli esemplari di olivo ben distanziati fra loro e un sottobosco praticamente assente.

E’ costituito da alberi secolari, dai tronchi contorti e nodosi, la cui circonferenza misura in media circa 10 metri. Il più grande di essi  ha una circonferenza alla base di 16 metri ed è uno dei più imponenti del Mediterraneo. Per la sua maestosità è stato denominato dalla popolazione locale “ Sa Reina”.

L’introduzione della coltura dell’olivo in Sardegna è riconducibile al periodo compreso tra l’VIII e il VII secolo ad opera, probabilmente, di popolazioni di origine minoica. L’olivicoltura sarda ebbe un notevole impulso in epoca romana, quando vengono costituite alcune importanti aree olivicole come quella del Parteolla. Con la caduta dell’impero romano si assiste al declino delle attività agricole e anche la coltivazione dell’olivo venne abbandonata. Fu ripresa nel XII secolo durante la dominazione della Repubblica marinara di Pisa. Ma un nuovo impulso si ebbe con la successiva dominazione spagnola durante la quale furono importati nuovi innesti e introdotte nuove pratiche colturali. Inoltre i feudatari furono obbligati a costruire molini e vennero emanate specifiche leggi sul possesso degli oliveti e sulla loro salvaguardia dagli incendi, con pene severissime ai contravventori. Gli esemplari di olivo di S’Ortu Mannu sembrano risalire, come innesto, proprio a quest’ultimo periodo, mentre le dimensioni dei tronchi, che spesso superano il metro di diametro lasciano supporre che si sia trattato di innesti eseguiti su esemplari più antichi, inselvatichiti a causa dell’abbandono. Tali esemplari possono essere considerati con buona probabilità risalenti ad epoca romana. Una conferma in tal senso sembra provenire da alcuni reperti affioranti  dal terreno, tra cui un frammento di pavimento a mosaico appartenente a una villa di campagna.

Alcuni studiosi avanzano però l’ipotesi che gli alberi siano di origine fenicia basandosi sul ritrovamento di una mola olearia punica.

Nel 1436, durante la dominazione spagnola in Sardegna, su sollecitazione del Viceré di Sardegna, Don Giovanni di Besora, i cittadini di Villamassargia innestarono gli olivastri, risalenti a epoca fenicia, in un luogo chiamato Bega de S’Acqua e fino alla località detta Santu Remeu per un’estensione di circa 7 Km.

Ad ogni cittadino veniva riconosciuto un premio di 35 centesimi ad innesto e la proprietà della pianta.

A questo genere di conduzione deve attribuirsi l’attuale condizione per cui il proprietario del terreno è persona diversa dal proprietario della pianta di olivo.

Tale regime proprietario ha però fatto sì che venissero a crearsi dissapori tra il proprietario della pianta e quello del terreno, in genere un pastore. Pertanto alcuni anni fa un’ ordinanza del sindaco di Villamassargia vietò il pascolo durante la raccolta delle olive.

Per vigilare sull’osservanza del divieto i proprietari nominavano un custode, detto “ s’accorraroi”.

Forse anche a causa di questi contrasti l’Oliveto è stato in passato colpito da numerosi incendi che ne hanno distrutto gran parte.

Oggi sopravvive un patrimonio di circa 700 esemplari, ciascuno identificato con un numero progressivo, appartenenti a ben 153 diversi proprietari.

Al fine di salvaguardare e valorizzare l’Oliveto, il Comune ha provveduto a espropriare i terreni e acquistare per un prezzo simbolico ogni pianta dalla famiglia proprietaria, che ne conserva però il possesso, trasmissibile anche agli eredi.

L’Oliveto ha eccezionale interesse sia in quanto testimone del paesaggio agrario tradizionale delle aree della Sardegna caratterizzate nel passato dalla coltura olivicola, sia come patrimonio storico e culturale, prodotto residuo della lunga vicenda delle relazioni e dei contrasti tra contadini e pastori per l’uso del suolo che ha interessato la storia dell’abitato di Villamassargia.

Attualmente S’Ortu Mannu è un oliveto ancora produttivo, le cui olive vengono raccolte nel periodo autunnale e destinate alla produzione di olio extravergine.

Provvedimento istitutivo:  Decreto Assessorato Difesa Ambiente n° 73 del 19/08/2008.