Bosco di Roverella di Monte Zara, Monastir

 Foto di: Archivio Regionale
Occorre sottolineare che sotto il profilo tassonomico recentemente la letteratura scientifica ha riveduto la sistematica delle querce caducifoglie della Sardegna, attribuendo l’intero contingente isolano alle seguenti specie: Quercus congesta, Quercus virgiliana, Quercus amplifolia, Quercus daleschampii, Quercus Ichnusae (“Considerazioni tassonomiche sulle specie caducifoglie della Sardegna” – L.Mossa, G.L.Bacchetta, S.Brullo – in “Monti e Boschi”, n°2, 1998). Per quanto attiene al popolamento di Monte Zara, ad esso sembrano poter essere ascritte la Quercus amplifolia e la Quercus virgiliana, oltre che ibridi delle due specie ora citate. Nonostante quanto sopra detto e solo per maggiore facilità di esposizione nel presente documento ci riferirà al contingente di querce caducifoglie di Monastir col nome di “Roverelle”.
La stazione di querce caducifoglie del Monte Zara di Monastir è situata a circa 150 metri sul livello del mare, in regione “S’arcu ‘e s’ilixi”; sul testo “Fitoclimatologia della Sardegna” (Webbia, 1968) l’Arrigoni rileva che la “Roverella” in Sardegna caratterizza l’orizzonte dei boschi montani di Quercus ilex e Quercus pubescens con relitti dei cingoli a Quercus, Tilia, Acer e Laurocerasus di Schmid”. I boschi di querce caducifoglie si disperderebbero nelle leccete occupandone le stazioni più fresche e continentali. Sarebbero pertanto ubicati in particolare nelle zone collinari e montane, soprattutto sui versanti esposti a nord e nord-ovest o nei fondovalle freddo-umidi delle fasce calcareo argillose mioceniche. In realtà, nuovi studi come “Considerazioni tassonomiche sulle specie caducifoglie della Sardegna” (cit.) e “Quercus ichnusae (Fagaceae), a new species from Sardinia”, L.Mossa, G.Bacchetta, S.Brullo, in Israel Journal of Plant Sciences, vol.47, 1999, mettono in evidenza come le querce caducifoglie della Sardegna siano in grado di occupare pressoché tutti i piani bioclimatici, essendo presenti dai 40 metri slm fino ai 1500 metri, cioè dal bioclima termomediterraneo superiore che caratterizza il Monte Zara di Monastir, fino al supramediterraneo inferiore/medio di Monte Spada a Fonni. Determinante per la presenza di queste specie sembra invece essere la condizione edafica: è stata infatti osservata predilezione per suoli profondi, sciolti e tendenzialmente ricchi d’humus e di umidità. Tutte condizioni che a ben vedere possono essere riscontrate a “S’arcu ‘e s’ilixi”. Infatti, nonostante che sul Monte Zara il suolo sia generalmente poco profondo e poco permeabile, costituito com’è da una poco spessa coltre franco-argillosa o argillosa e da detriti di versante poggianti su un basamento costituito da rocce effusive acide (andesiti), il versante meridionale di “S’arcu ‘e s’ilixi”, nel quale si trova il nucleo di “Roverelle”, presenta condizioni geo pedologiche particolari. Tale versante sembra infatti interessato da una faglia, probabilmente associata al sistema di sprofondamento a faglie listriche del Graben campidanese, che decorre in direzione circa nord-sud. La dislocazione dei lembi di faglia crea probabilmente le condizioni necessarie perché localmente si accumuli una sufficiente quantità di suolo e di humus e soprattutto perché si verifichi un perdurare dell’umidità necessaria alla sopravvivenza di queste querce caducifoglie in un ambiente ormai profondamente modificato dall’azione antropica.
Nelle ragioni sopraesposte è racchiusa la peculiarità di questo nucleo di “Roverelle” e la opportunità di una tutela ai fini della conservazione.
L’area interessata dal popolamento arboreo ha un’estensione di circa 2 ettari, sui quali insistono approssimativamente 80 individui di “Roverella” di diversa età. Vi sono infatti circa venti piante di grosse dimensioni (35, 40 centimetri di diametro del tronco ad un metro da terra e altezza attorno ai 5, 6 metri) e circa 60 esemplari con diametro del tronco inferiore ai 15 centimetri e altezza inferiore ai 3 metri, presenti a gruppi di 6, 10 sulle ceppaie. Si può anche osservare una sporadica rinnovazione naturale da seme, ma occorre sottolineare che la densità del popolamento ad Ampelodesma mauritanicum impedisce un’analisi accurata sul terreno, sul quale la normale propagazione balistocora è comunque ostacolata proprio dalla densità degli esemplari di tale specie.
Provvedimento istitutivo: Decreto Assessorato Difesa Ambiente n° 109 del 5/12/2008
 
  
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