Desertificazione
La letteratura recente sui cambiamenti del clima a livello planetario si diffonde sull’ormai noto “effetto serra naturale” e su quello indotto dall’uomo, il cosiddetto fattore “U”, a causa di un accumulo di CO2 pari, oggi, a 380 p.p.m.v. (parti per milione in volume) nell’atmosfera.
La causa di tutto viene attribuita a fattori esterni, estranei al sistema climatico (flussi energetici provenienti dal sistema solare che viaggiano come energia ad onda corta, radiazioni del visibile) ed a fattori interni allo stesso sistema (flussi energetici ad onda lunga, energia termica), che, nell’uscire dallo stesso sistema, sono trattenuti nell’atmosfera. Dobbiamo prendere atto dei fenomeni anomali che determinano cambiamenti climatici, ma non possiamo trascurare l’effetto dei fattori antropici che sono causa di profonde lesioni nel sistema “terra”. La desertificazione è una lesione che lascia tracce profonde anche in Sardegna.
E’ utile chiarire subito che la desertificazione non prevede la comparsa di scenari sahariani o del Namib con dune di sabbie gialle e rosse (in questo caso si parla di desertizzazione). Consiste in un indebolimento dei suoli, fino alla perdita della fertilità fisica, chimica e biologica a causa della combinazione di fattori di origine naturale, come i cambiamenti climatici, le erosioni “fisiologiche”, di origine idrica ed eolica, tutti fattori predisponenti e cause determinanti, e di azioni antropiche inopportune che, spesso, sono cause scatenanti. Le organizzazioni internazionali per la difesa dalla desertificazione considerano questa come fase finale del degrado dei suoli nelle regioni aride e semiaride. La desertificazione distrugge la biodiversità e contribuisce a mettere a rischio la sopravvivenza umana o a determinare grandi migrazioni di popoli verso altri territori: processo già in atto nell’Italia meridionale e insulare, territori recettori di ondate successive provenienti da aree tropicali e subtropicali desertiche.
Il processo di desertificazione lascia profonde lesioni anche in Sardegna. L’Isola è tra le regioni d’Europa a maggior rischio. Le motivazioni sono legate ad un aumento dei processi di degrado del suolo e della vegetazione a seguito di variazioni climatiche , ma soprattutto di attività antropiche.
La Regione Sardegna considera il controllo delle zone a rischio uno degli obiettivi prioritari per la tutela del territorio, per gli inevitabili effetti sull’ambiente e sullo sviluppo economico e sociale dell’Isola.
D’altro canto l’Ente Foreste della Sardegna come risposta agli obiettivi succitati ha avviato un processo di innovazione delle politiche di gestione del patrimonio forestale e agro-forestale per creare non solo maggiori occasioni di competitività ma anche una fondamentale azione contro il processo di desertificazione e le vulnerabilità indotte dai cambiamenti climatici.