Quarto nido Caretta caretta in Sardegna
È di questa mattina la scoperta del quarto nido di Caretta caretta sulle coste della Sardegna, dopo quello di Malatroxia (S.Antioco) e dei due nel Sinis, a Maimoni e Sa Mesa Longa.
Il rinvenimento è avvenuto grazie alla presenza di spirito di due turisti che hanno notato nella spiaggia di Porto Taverna (Loiri Porto San Paolo) una volpe che scavava nella sabbia. Immaginando che depredasse un nido, dopo averla allontanata hanno consentito di mettere in salvo le uova.
Il personale dell’Area Marina Protetta di Tavolara - Punta Coda Cavallo, intervenuto immediatamente, ha messo in sicurezza l’area che verrà monitorata anche grazie al presidio del Corpo Forestale e della Guardia Costiera: circa otto uova sono state distrutte, mentre per le altre sembra possa esserci una possibilità.
I biologi hanno rilevato che lo sviluppo embrionale nelle uova rotte era in uno stato avanzato, il che fa pensare ad una deposizione avvenuta già dai primi del mese di giugno: la schiusa, se tutto va bene, è attesa tra qualche settimana.
Disposta la proroga dei termini per l’“Invito a presentare proposte per interventi di realizzazione di infrastrutture verdi e blu e altre azioni coerenti con il PAF”
È disposta la proroga dei termini per l’“Invito a presentare proposte per interventi di realizzazione di infrastrutture verdi e blu e altre azioni coerenti con il PAF” a valere sull’Azione 3.7.2. del PR FESR 2021-2027: https://www.regione.sardegna.it/atti-bandi-archivi/atti-amministrativi/bandi/174307947154292
Il nuovo termine per la presentazione delle istanze è fissato al 6 agosto 2025: farà fede l’orario della trasmissione PEC.
Allegati:
Nidificazioni in crescita: la penisola del Sinis accoglie due nidi in pochi giorni
La Sardegna continua a sorprendere con nuovi segnali positivi dal mondo della biodiversità marina. Ieri, 17 luglio, sulla spiaggia di Sa Mesa Longa, nella marina di San Vero Milis (OR), è stato scoperto un nuovo nido di tartaruga Caretta caretta. È il secondo individuato in appena una settimana nell’area del Sinis, dopo quello rinvenuto il 10 luglio nella spiaggia di Maimoni, nel territorio di Cabras (OR), che aveva segnato il primo evento noto di nidificazione dell’Area Marina Protetta del Sinis.
Avvistamenti e un possibile ritorno
L’ultimo ritrovamento non ha colto di sorpresa gli operatori della Rete Regionale per la Conservazione della Fauna Marina della Sardegna. Come racconta Elisa Mocci, coordinatrice della Rete:
“Ci aspettavamo di trovare qualcosa. La tartaruga era stata avvistata in fase di emersione più volte nei giorni scorsi ma, disturbata, non era riuscita a deporre.”
Proprio in virtù di questi avvistamenti ravvicinati nel tempo e nello spazio, i biologi sospettano che a deporre le uova in entrambe le spiagge possa essere stato lo stesso esemplare. Tuttavia, per avere conferma sarà necessario attendere la schiusa e procedere all’ispezione dei nidi. Come spiega ancora Mocci:
“Se ci sono un gran numero di uova, possiamo avere la certezza che si tratti di una unica deposizione. Se invece ne sono presenti un numero contenuto di uova, dell’ordine di 50 o 60, sia qui che nel sito di nidificazione di Maimoni, allora molto probabilmente si tratta dello stesso individuo.”
Attesa e sorveglianza
Le due aree di nidificazione sono state subito delimitate e messe in sicurezza. Il tempo stimato per la schiusa si aggira attorno ai 50 giorni, ma può variare sensibilmente in base alle condizioni microclimatiche: temperatura della sabbia, umidità, ventilazione e insolazione. Per tutta la durata dell’incubazione, biologi del CNR, volontari e autorità locali garantiranno il monitoraggio continuo e la protezione dei nidi.
Un’area nuova?
Quello di Sa Mesa Longa è il terzo nido individuato in Sardegna nel 2025, dopo Maladroxia (Sant’Antioco) il 30 giugno e Maimoni il 10 luglio. Si tratta di un trend incoraggiante che potrebbe segnare un’ulteriore espansione delle aree di nidificazione di Caretta caretta nell’isola. La penisola del Sinis, già nota per la sua valenza naturalistica, si affaccia così sulla scena della conservazione marina come nuovo hotspot per la riproduzione della tartaruga comune nel Mediterraneo occidentale.
Un equilibrio fragile da proteggere
Eventi come questi ricordano quanto delicato e prezioso sia l’equilibrio tra presenza umana e vita marina. Ogni nido è un piccolo successo collettivo, frutto della sensibilità dei cittadini, dell’efficienza delle reti di monitoraggio e dell’impegno dei ricercatori. Tuttavia, come dimostrano gli avvistamenti disturbati, la convivenza tra turismo e natura richiede responsabilità: segnalare, rispettare i divieti e non interferire con gli animali sono gesti semplici ma essenziali.
Dalla sabbia calda del Sinis potrebbe nascere una nuova generazione di tartarughe marine. Spetta a noi offrire loro la possibilità di raggiungere il mare, e magari, un giorno, di ritornare.
Fonte: http://tartapedia.it
Autore articolo: Arturo Inturri
Reintroduzione dell’Aquila di Bonelli in Sardegna: presentato a Cagliari il nuovo progetto “Life Abilas” nel cui ambito rientra il rilascio dei 7 individui
L’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna è partner del Progetto Life ABILAS (codice LIFE23-NAT-IT) - avviato a ottobre 2024 e in conclusione a settembre 2030 - assieme all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA (Capofila), all’Agenzia Forestas, e-Distribuzione S.p.A. e dalla ONG spagnola GREFA (Grupo para la Rehabilitación de la Fauna Autóctona y su Hábitat-ES). In occasione del rilascio di 7 individui di Aquila di Bonelli avvenuto all’alba del 30 giugno, è stato ufficialmente presentato a Cagliari, il nuovo progetto Life Abilas, che punta alla reintroduzione stabile dell’Aquila di Bonelli (Aquila fasciata) sull’isola. Si tratta di una specie scomparsa dalla Sardegna negli anni ’80-’90 per un insieme di cause tra cui la persecuzione diretta e la mortalità causata dall’elettrocuzione sui tralicci della rete elettrica di media tensione. Il progetto, in continuità con il precedente Aquila A-Life, rappresenta un importante esempio di conservazione della biodiversità su scala europea.Tra gli obiettivi principali del progetto: il rilascio controllato di individui, la mitigazione dei fattori di mortalità (come elettrocuzione, avvelenamento e annegamento), l’aumento della disponibilità trofica (soprattutto conigli selvatici) e la sensibilizzazione delle comunità locali.
Durante l’incontro Rosanna Laconi, Assessora regionale della Difesa dell’Ambiente, ha ricordato che “Difendere la biodiversità significa difendere il nostro futuro”, e ha definito il progetto un esempio virtuoso di collaborazione tra enti pubblici e privati.
Elisabetta Raganella, coordinatrice di Life Abilas, ha illustrato in dettaglio la strategia pluriennale del progetto che prevede il rilascio progressivo di individui provenienti dai partner dell’Andalusia, Sicilia e francesi e l’adozione di misure tecniche e scientifiche per sostenere la sopravvivenza dei soggetti in natura, come l’alimentazione supplementare, l’uso di GPS per il monitoraggio dei territori di insediamento e la messa in sicurezza delle linee elettriche.
Nel corso della mattinata sono intervenuti numerosi relatori, Salvatore Piras, amministratore di Forestas, che ha evidenziato la necessità di creare un servizio strutturato e permanente dedicato alla reintroduzione faunistica, Antonio Casula Direttore Generale di Forestas ha evidenziato il ruolo dell’Agenzia Forestas nella conservazione della fauna selvatica minacciata e Silvia Serra responsabile del Settore Rete Ecologica Regionale della Regione Sardegna, che ha posto l’accento sull’importanza di adottare misure di conservazione efficaci per la protezione delle specie e dei loro habitat.
Successivamente Orietta Andretta di e-distribuzione ha spiegato le misure di mitigazione del rischio di elettrocuzione, con l’isolamento dei conduttori nudi e la mappatura delle linee a rischio, Michele Ravaglioli (Comandante dei Carabinieri Forestali) ha descritto il ruolo cruciale del presidio territoriale nel contrasto ai comportamenti illegittimi e Fabrizio Madeddu Commissario superiore del CFVA ha evidenziato le importanti attività di monitoraggio sul territorio, recupero degli individui feriti o deceduti portate avanti dal corpo forestale. La Direttrice del Parco naturale regionale di Tepilora, Marianna Mossa ha sottolineato l'importanza delle aree protette come serbatoi di biodiversità”. Gianluca Doa, in rappresentanza dell’Associazione Sos Abbilarjos, che collabora al progetto, ha raccontato attraverso le immagini il ciclo biologico dell’Aquila reale con cui l’Aquila di Bonelli condivide parte dell’areale.
Infine, prima della chiusura dei lavori, il moderatore ha invitato sul palco la Prof.ssa Fiammetta Berlinguer, docente dell’Università di Sassari che ha raccontato brevemente le attività portate avanti per la conservazione del Grifone attraverso i progetti LIFE, e il noto fotografo naturalista Domenico Ruiu che invece ha posto l’attenzione sull’importanza della comunicazione dei risultati nei progetti di conservazione.
L’evento ha testimoniato l’importanza del processo in atto che anche attraverso percorsi di educazione ambientale come webinar, attività con le scuole e iniziative di citizen science, con il coinvolgimento attivo delle comunità locali – agricoltori, cacciatori, associazioni – Life Abilas punta a trasformare un sogno di conservazione in una realtà sostenibile e duratura.
Foto di Michele Mendi
Primo nido tartaruga marina in Sardegna
Primo nido sardo del 2025: si apre a Sant’Antioco, nel litorale di Maladroxia, la stagione delle nidificazioni in Sardegna. Dopo tre tentativi registrati ad Arbus, Carloforte e Castiadas, alle prime luci della mattina del 30 giugno è stata segnalata alla Guardia costiera la presenza di una tartaruga in fase di deposizione sulla spiaggia di Maladroxia, a Sant’Antioco (SU): il Centro di recupero Laguna di Nora, nodo della Rete Regionale per la conservazione della fauna marina competente per territorio, è giunto tempestivamente per verificare la presenza effettiva delle uova e attivare le procedure di prima messa in sicurezza del sito.
Accertata la deposizione, si è reso necessario disporne la traslocazione a causa della vicinanza alla battigia ed al fatto che la tartaruga, disturbata dai presenti, si è allontanata prima di riuscire a portare a termine le operazioni di mascheratura del nido: il primo uovo, infatti, è stato rinvenuto pochi millimetri sotto la superficie della sabbia.
Sotto la supervisione del coordinamento della Rete regionale dell’Assessorato Ambiente e del CNR di Torregrande, responsabile scientifico, e grazie alla collaborazione dell’Assosulcis Protezione Civile Sant’Antioco, il nido è stato trasferito in sicurezza in sito più idoneo: l’ispezione ha consentito di verificare la presenza di 129 uova di cui 123 in perfetto stato di conservazione.
Nel nuovo nido sono stati disposte tre sonde termometriche bluetooth che consentiranno di monitorare le temperature alla base, a metà altezza e nella parte più alta della camera del nido: in funzione delle temperature registrate si potrà definire con buona attendibilità la data della schiusa che, alle latitudini e temperature del sud dell’Isola, si aggira intorno al cinquantacinquesimo giorno dalla deposizione, quindi intorno al 25 agosto.
Il lieto evento anticipa di un giorno la consegna della Bandiera Blu alla spiaggia di Maladroxia: un segnale del riconoscimento che spiagge ben gestite accolgono importanti eventi di nidificazione.
Perché gli eventi di nidificazione di Caretta caretta sono così importanti e perché la specie va tutelata?
La specie è considerata vulnerabile dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), con popolazioni in calo a causa dell’alta mortalità, dovuta prevalentemente a catture accidentali durante le attività di pesca, all’impatto con mezzi nautici e all’inquinamento marino, in particolare da plastiche. A questo si somma il fatto che l’antropizzazione delle coste, il disturbo antropico e l’erosione connessa limitano la buona riuscita delle nidificazioni, sia impedendone di fatto la deposizione, a causa delle condizioni non ideali del fondo sabbioso, sia per il danneggiamento accidentale dei siti di nidificazione ad opera dell’uomo.
“Ogni nuovo nido censito è un piccolo grande successo per la specie e un indicatore dello stato di salute dei nostri litorali. Il ritorno delle tartarughe a nidificare regolarmente in regioni come Basilicata e Sardegna è un segnale incoraggiante che conferma l’importanza delle azioni di monitoraggio, sensibilizzazione e tutela portate avanti da operatori specializzati, associazioni locali e cittadini attenti.” (www.tartapedia.it)
Per contribuire alla conservazione della specie e dare una possibilità concreta di sopravvivenza a centinaia di piccole tartarughe è importante segnalare subito l’evento alle sale operative del Corpo Forestale (1515) e della Guardia Costiera (1530) che provvederanno ad attivare i protocolli della Rete regionale e nel frattempo:
- in caso di avvistamento di un esemplare sulla spiaggia, mantenersi a distanza, non ostacolarlo nei suoi spostamenti e disturbarlo con luci o rumori
- in caso di individuazione delle classiche tracce, come del passaggio di un piccolo trattore, non calpestarle né alterare le tracce sulla sabbia.
Prende avvio il Primo Forum delle Aree Protette della Sardegna. Due giornate di confronto e visione condivisa: 29 e 30 maggio 2025 – “Luoghi Protetti, Visioni Aperte”
Il Parco Naturale Regionale di Tepilora ospita il Primo Forum delle Aree Protette della Sardegna, dal titolo “Luoghi Protetti, Visioni Aperte”. Un appuntamento di grande rilievo per tutti gli attori coinvolti nella tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale dell’isola.
L’evento, promosso dalla Direzione Generale dell’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente, vede la partecipazione dei Parchi Regionali e Nazionali, delle Aree Marine Protette e di gran parte dei soggetti istituzionali e della società civile che contribuiscono alla tutela e valorizzazione delle Aree protette.
In apertura delle due giornate, l’Assessore della difesa dell’Ambiente Rosanna Laconi, precisa che “questo sarà un momento di confronto autentico, tra persone che credono nel valore della tutela della natura, ma anche nel potenziale delle aree protette come risorsa per lo sviluppo sostenibile delle comunità.”
“Obiettivi delle giornate”, ha aggiunto l’Assessora, “saranno quelli di avviare una riflessione condivisa e partecipata sulla normativa esistente, per capire se essa sia ancora uno strumento adeguato o se sia necessario riscriverla a partire dai bisogni reali del territorio; iniziare a condividere strumenti, competenze e azioni per creare una vera Rete che permetta alle aree protette di essere non solo spazi tutelati, ma motori di sviluppo per le comunità che le abitano.
Per iniziare questo cammino, sarà fondamentale il dialogo con i sindaci, con gli amministratori, con tutti gli attori che operano sul territorio. Siamo pronti a sostenere questo percorso. Siamo pronti ad accompagnarlo con gli strumenti normativi e amministrativi necessari.”
Progetto Life ABILAS -Fostering the settlement of Bonelli’s eagle population in Sardinia
L’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna è partner del Progetto Life ABILAS (codice LIFE23-NAT-IT) che è stato avviato a ottobre 2024 e si concluderà a settembre 2030. Gli altri partner di progetto sono ISPRA (Capofila), Agenzia Forestas, e-Distribuzione S.p.A. e GREFA (Grupo para la Rehabilitación de la Fauna Autóctona y su Hábitat-ES).
Il progetto ha l’obiettivo di ricostituire una popolazione vitale e riproduttiva di Aquila di Bonelli (Aquila fasciata) in Sardegna, dove la specie si era estinta tra gli anni 80 e 90. L’Aquila di Bonelli, rapace diurno di grandi dimensioni appartenente alla Famiglia degli Accipitridae, è inserita nell’allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE) e in Italia è attualmente classificata come “In Pericolo” (EN, Endangered), mentre a livello europeo, grazie alle azioni di conservazione intraprese, la popolazione mostra un leggero incremento.
La principale causa di morte della specie è rappresentata dall’elettrocuzione sui cavi elettrici, che in Spagna gli esperti stimano sia responsabile dal 43% al 60% dei decessi (Rollan et al., 2016; López et al., 2019; Grefa, 2020a). Tale fattore incide prevalentemente sulla popolazione più giovane, in quanto meno abile al volo e più incline a posarsi sui tralicci. Ulteriori fattori di pressione ritenuti responsabili della contrazione della popolazione sono legati a: persecuzione diretta, collisione sui fili elettrici, annegamento nelle vasche per irrigazione/antincendio, disturbo antropico determinato da una sempre maggior fruizione dell’ambiente naturale da parte di escursionisti, sportivi e scalatori, competizione per i territori con l’Aquila reale, ridotta disponibilità di risorse trofiche, avvelenamento da piombo e morte per malattie (tricomoniasi).
Il progetto Life Abilas si pone in continuità con i progetti “Aquila a-Life” (2017-2022) e “Back to Sardinia. Supporting the return of Bonelli's eagle in Sardinia” (European Wildlife Come Back Fund – Rewilding Europe), grazie ai quali, è stato rilasciato in Sardegna un primo nucleo di individui di Aquila di Bonelli, attraverso l’applicazione della tecnica dell’hacking (ISPRA - Di Vittorio et al. 2022). Tale metodologia consiste nell’ospitare gli esemplari da rilasciare in una voliera di pre-ambientamento, ubicata nel sito in cui verrà effettuato il rilascio, senza che i pulli associno la presenza umana con il cibo non avendo contatti visivi con l'uomo. La tecnica dell’hacking assicura l’alimentazione e un buon sviluppo e recupero fisico del rapace, aumentando la probabilità di involo con successo, senza rischiare imprinting o comportamenti non naturali a causa del contatto con l'uomo. Questa tecnica consente un graduale inserimento dell’animale in natura.
Lo scopo del Progetto Life ABILAS è quello di aumentare e consolidare la popolazione presente, attraverso il rilascio di altri esemplari di giovani, favorendo la nidificazione della specie, anche attraverso azioni finalizzate a limitare le principali minacce che incidono negativamente sulla popolazione.
L’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna curerà principalmente l’iter di designazione di nuove Zone di Protezione Speciale (ZPS) a favore della specie per la protezione dei territori utilizzati e/o potenzialmente idonei alla presenza degli esemplari liberati, che saranno tutti dotati di GPS al fine di monitorarne gli spostamenti.
L’obiettivo di questa azione è quello di ricomprendere tutte le aree chiave all’interno della rete Natura 2000, tali aree possono avere molteplici utilizzi da parte della specie, quali:
• aree relative ai nuovi territori riproduttivi (qualora non ricomprese nella totalità o in parte nella rete Natura 2000) anche nell’ipotesi di eventuali ampliamenti dei confini;
• aree di dispersione invernale e/o alimentazione con particolare riferimento ai territori dei giovani nei primi anni di vita (es. complesso zone umide dell’oristanese o zone umide in prossimità dei siti di rilascio);
• aree di rilascio, ovvero aree dove sono ubicate le voliere di ambientamento utilizzate per la tecnica dell’hacking;
• eventuali aree potenziali per l’insediamento di nuove coppie, anche con riferimento agli areali storici occupati dalla specie, sulla base dell’analisi della bibliografia esistente.
Alla designazione di nuove ZPS seguirà l’aggiornamento dei rispettivi Formulari standard, sulla base dei dati rilevati sull’insediamento di nuove coppie e sul regolare utilizzo di territori di alimentazione/dispersione, al fine di poter disporre di un patrimonio informativo che consenta di individuare specifiche misure di conservazione a favore della specie e degli habitat frequentati e/o delle specie preda.
Attualmente è già stato avviato l’iter per la designazione della prima nuova ZPS a favore della specie nella Sardegna nord occidentale.
Le altre azioni del progetto riguardano:
- la messa in sicurezza di alcune linee elettriche a media tensione dal rischio di elettrocuzione;
- la messa in sicurezza di piccoli bacini e vasche di irrigazione/antincendio per ridurre i rischi di annegamento;
- la creazione di nuclei sanitari controllati di conigli selvatici per aumentare la disponibilità di cibo;
- la promozione dell’utilizzo di munizioni non tossiche per la caccia alla piccola selvaggina;
- azioni di comunicazione e sensibilizzazione finalizzate a diffondere le conoscenze sull'ecologia dell’Aquila di Bonelli e sulle principali minacce alla conservazione della specie e dei rapaci in generale.
L’importo complessivo del progetto è di 4.219,156 €.
Ulteriori informazioni sul Progetto Life ABILAS possono essere reperite ai seguente link:
https://m.facebook.com/61571832097665/
Autore della foto dell'Aquila di Bonelli, Mauro Sanna.
La popolazione sarda del Falco pescatore si espande: due nuovi nidi nell’Area Marina Protetta di Tavolara
Dopo la nidificazione nel Parco regionale di Porto Conte, è l’Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo ad ospitare ben due nuove coppie di Falco pescatore (Pandion haliaetus). Sale così a quattro il numero delle coppie note che quest’anno si riproducono lungo le falesie della Sardegna, a testimonianza dell’importanza della Rete Ecologica Regionale per conservazione della biodiversità e in particolare delle aree protette nelle quali le misure di tutela limitano al minimo i disturbi dovuti alla presenza dell’uomo.
Un processo di ricolonizzazione iniziato nel 2020, con una prima coppia scoperta nel Parco di Porto Conte, nelle falesie di Capo Caccia, dopo circa cinquanta anni dalla sua estinzione in Sardegna.
Nel 2024, a poca distanza dal primo nido, sempre nel Parco di Porto Conte si è insediata una seconda coppia che ha allevato con successo due giovani Falchi pescatori.
Dopo la nidificazione anche a Tavolara, la Sardegna riveste un ruolo sempre più importante per la conservazione della specie in ambito Mediterraneo. L’isola non solo è importante per la popolazione nidificante, ma anche in quanto area chiave per lo svernamento. In particolare, è noto che le zone umide dell’Oristanese ospitano la più alta concentrazione di falchi pescatori in periodo invernale, come emerso da recenti censimenti condotti dagli ornitologi del Gruppo sardo di ricerca sul falco pescatore e dalla LIPU. Inoltre, dalla osservazione degli anelli con codice alfanumerico, di cui molti esemplari sono dotati, si è potuto rilevare come la Sardegna rappresenti un punto di contatto fra individui provenienti dal centro e nord Europa e ovviamente dall’area mediterranea.
Il Falco pescatore è, infatti, una specie cosmopolita presente in tutti i Continenti ad eccezione dei Poli, con una popolazione europea in incremento. In Italia ha nuovamente nidificato a partire dal 2011, attività favorita dal Progetto “Falco pescatore Italia” portato avanti dal Parco Regionale della Maremma, grazie al rilascio, avvenuto dal 2006 al 2010, di giovani individui nati nei nidi presenti in Corsica, trasferiti in un centro di involo e poi liberati in Maremma. Del progetto Falco Pescatore sono partner anche il Parco Regionale di Porto Conte e il Parco Nazionale dell’Isola dell’Asinara.
L’obiettivo principale per la Regione Sardegna è quello di continuare a garantire le misure di conservazione adeguate affinché questa piccola popolazione nidificante possa consolidarsi nei prossimi anni, pertanto la Rete Ecologica Regionale dovrà coordinarsi per il raggiungimento di questo prioritario obiettivo.
Attualmente, proprio la popolazione mediterranea è la più minacciata, infatti, sebbene stiamo osservando una seppur iniziale ricolonizzazione della Sardegna, la popolazione della Corsica ha subito un decremento dei giovani involati nell’ultimo decennio, osservando un successo riproduttivo molto basso anche nel 2024. Questo crollo è stato determinato presumibilmente da diversi fattori tra cui l’impatto delle imbarcazioni turistiche nei pressi dei nidi o da disturbi antropici di altra natura, nonchè da fattori intrinseci alla popolazione.
La conservazione della specie in ambito mediterraneo necessita di una serie di misure che vanno oltre i confini nazionali per cui sarebbe auspicabile un Piano d’Azione Mediterraneo, per garantire un futuro a questa specie che rappresenta idealmente il simbolo delle coste più selvagge e inaccessibili ancora presenti nel Mare Nostrum.
Per approfondimenti:
https://sisn.pagepress.org/rio/article/download/484/538/2928
https://www.amptavolara.com/news/il-falco-pescatore-ritrova-tavolara
https://www.falcopescatore.it
Manifestazione d'interesse per interventi di tutela, ripristino e uso sostenibile dei siti Natura 2000: Pubblicazione graduatoria ed elenco proposte escluse/inammissibili.

Il Servizio tutela della natura e politiche forestali dell’Assessorato della Difesa dell’ambiente, nel quadro della procedura di selezione delle proposte di interventi di tutela, ripristino e uso sostenibile dei siti Natura 2000, da finanziare sul PR FESR Sardegna 2021 - 2027 Obiettivo specifico RSO 2.7 - Azione 3.7.1, rende noto di aver pubblicato la graduatoria delle proposte pervenute, nonché l’elenco delle candidature escluse e inammissibili (determinazione rep. 313, prot. 8160 del 13/03/2025).
Vecchia notizia:
Consulta i documenti
https://www.regione.sardegna.it/atti-bandi-archivi/atti-amministrativi/bandi/17152458272621
I rari Ibis eremita scelgono la Sardegna per svernare

Dai primi giorni di dicembre la Sardegna ospita due rari Ibis eremita (Geronticus eremita) che appartengono alla piccola popolazione alpina seguita nell’ambito del progetto LIFE Waldrapp (il nome tedesco della specie). Entrambi gli Ibis eremita sono inanellati e quindi possono essere riconosciuti individualmente. Gli esemplari hanno anche un nome, si tratta di Nina e Schneider, quest’ultimo è anche dotato di un trasmettitore GPS che consente ai ricercatori del progetto di seguirne i movimenti. Attualmente si trovano nei campi all’interno della Zona di Protezione Speciale Altopiano di Abbasanta istituita ai sensi della Direttiva Uccelli (2009/147/CE) che appartiene alla Rete Natura 2000, il sistema di aree protette che meglio concilia le attività umane con le esigenze di conservare habitat e specie. Inoltre la presenza di questa rara specie è l’ennesima prova dell’importanza che riveste la Sardegna per la migrazione e lo svernamento degli uccelli in ambito mediterraneo.
Gli Ibis eremita storicamente si riproducevano in Europa nell’arco alpino, in Germania, ma anche in Spagna e Grecia, ma poi si estinsero a causa principalmente della persecuzione diretta da parte dell’uomo. Grazie agli esemplari presenti in diversi zoo europei, negli anni 2000 sono stati intrapresi dei progetti di conservazione per favorirne il ritorno come popolazione nidificante allo stato libero. Originariamente la specie era migratrice e ogni anno, dopo la riproduzione, intraprendeva un lungo viaggio verso i quartieri di svernamento, mentre attualmente alcune popolazioni sono sedentarie anche grazie all’intervento dell’uomo, per evitare i pericoli della migrazione e di alcune aree di svernamento africane come quelle etiopiche.
Per la sua rarità la specie è protetta e inclusa nella Lista Rossa Mondiale redatta dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ed è attualmente classificata come Endangered (in pericolo di estinzione) per il suo esiguo numero di individui e per l’areale ristretto.
Gli Ibis eremita sono abbastanza facili da riconoscere, hanno le dimensioni circa di una gallina domestica, con il becco lungo e ricurvo e la testa calva ma incorniciata da lunghe piume che partono dal collo. Il piumaggio è scuro con riflessi metallici negli adulti. Gli Ibis nidificano in colonie, in pareti rocciose impervie e si cibano di insetti, larve, lombrichi e altri invertebrati che ricercano con il lungo becco, in spazi aperti come i campi incolti, con erba non troppo alta.
Come si vede nella foto scattata nell’Altopiano di Abbasanta, area chiave anche per la conservazione della Gallina prataiola, i due Ibis eremita si stavano cibando in un campo dove, a poca distanza, si è osservato un gregge di pecore seguito da alcuni esemplari di Aironi guardabuoi. Questo a evidenza di come la conservazione delle specie sia legata alle pratiche tradizionali di gestione del territorio.
I due Ibis eremita sono monitorati dal personale del Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale e da alcuni appassionati e ricercatori, con l’auspicio che possano svernare tranquillamente senza pericoli.
La foto è stata realizzata nell’ambito delle attività di conservazione e ricerca portate avanti dal personale del Servizio Tutela Natura e Politiche Forestali della Direzione Generale dell’Ambiente.
Ulteriori informazioni possono essere reperite sul sito del Progetto LIFE Waldrapp al seguente link