Scala di San Giorgio di Osini

 


Foto di: Archivio Regionale 

La Scala (da skàla = via montana scoscesa), Gola o Arco di San Giorgio, ricorda il santo che fu vescovo di Barbagia e Suelli agli inizi dell' XI secolo.

Situata ad un' altitudine di 870 / 928 m slm, offre uno scenario di maestosa bellezza. Si apre lungo le pareti orientali del "tacco" di Osini, vasto tavolato calcareo-dolomitico dell'Ogliastra, costituendo un valico naturale di collegamento tra due valli, a nord-est del Rio Pardu, e a sud-ovest del Flumineddu. Ha l'aspetto di una stretta gola, delimitata da alte incombenti muraglie rocciose (fino a 100 m) e percorsa, fatto che la connota in modo del tutto originale, da uno stretto nastro d'asfalto proveniente dal vicino abitato di Osini. La gola, originatasi dalle fratturazioni verticali del bordo dell'altopiano, si inserisce in un ambiente remoto e deserto, denso di alberi e ricco di fauna rupicola.


L’emergenza naturale e il suo ambiente
Sul versante di destra della Valle del Rio Pardu si trova il passo montano conosciuto col nome di Scala, o Gola, o Arco di S. Giorgio, che attraversa l’orlo del Tacco di Osini in corrispondenza di un valico inciso da una combinazione di diaclasi in grandi bancate dolomitiche orizzontali, dello spessore di oltre un metro. Nelle diaclasi, le pareti verticali intagliate nel calcare raggiungono anche cento metri di altezza e si avvicinano a formare lunghe fessure che in qualche punto sono larghe anche meno di un metro. La strada asfaltata che si percorre per risalire l’orlo del taccu utilizza un varco ristretto, il cui fondo è stato parzialmente colmato e reso percorribile. La strada pertanto costituisce un segno della decisa antropizzazione di un valico naturale che collega due valli, a NE del Rio Pardu, e a SO del Flumineddu. Il luogo resta tuttavia pittoresco nella sua naturalità per l’imponenza delle pareti incombenti, oltre che per gli ampi panorami che si dominano dai bordi più alti e per il carattere remoto e deserto del sito, denso di alberi. Di per sé il fenomeno non è raro, essendo i bordi dei tacchi spesso incisi da profonde fessure, che nel tempo provocano il distacco dei massi e il loro crollo. È tuttavia insolito che le pareti siano avvicinabili in questo modo e che si possano agevolmente osservare per mezzo della strada, la cui presenza presta al luogo un connotato unico. L’altitudine va da 870 a 928 m slm e la superficie di interesse è di circa 0,19 ha. 


Unità paesaggistica naturale ed agraria
L’ambiente è quello degli altopiani dei tacchi dell’Ogliastra, che uniscono all’interesse geomorfologico delle pareti calcareo - dolomitiche la diffusione di una ricca vegetazione arborea che orla la base delle pareti rocciose, grazie alla maggiore umidità, alla posizione riparata e alla presenza di detrito abbondante. Le rocce sono inoltre provviste di numerosi anfratti dove si rifugia la fauna rupicola e numerose sono le forme carsiche. Sotto il profilo paesaggistico, risalta il contrasto tra il versante prevalentemente settentrionale e quello prevalentemente meridionale, che consente di apprezzare l’effetto dell’esposizione sulla vegetazione, piuttosto uniforme sul versante di Osini (lecceta) e molto più varia perché più ricca di specie termo-xerofile (ginepro) sull’altro. Nei boschi si trovano spesso querce secolari. La Valle del Rio Pardu ha in Sardegna un interesse unico per lo studio delle frane, presenti in due forme: di crollo, per il distacco di grandi massi calcarei dall’orlo dei tacchi, e di smottamento per rigonfiamento degli scisti sottostanti, sui quali sorgono gli abitati (ULZEGA, MARINI, 1977). Numerosi i grandi massi caduti in anni non recenti che giacciono sui pendii, formando a volte ripari sotto roccia dove si rifugiano le greggi. A breve distanza, nel comune di Ulàssai, si trova la grotta carsica di Su Màrmuri, attrezzata per la visita. Il Demanio forestale gestisce la parte SO del Taccu, dove il bosco è in via di ripresa e ampie superfici sono state rimboschite con pini. 


L’interesse culturale
Il termine skàla indica una via montana scoscesa (PAULIS, 1987), in questo caso intitolata al Santo, vescovo di Barbagia e di Suelli, cui è dedicata la vicina chiesa rurale in territorio di Osini. Secondo la leggenda riferita da DELLA MARMORA, che si sofferma a descrivere il valico, il vescovo, dovendo raggiungere il villaggio di Osini, stanco per l’asperità e la lunghezza del percorso, comandò alla montagna di aprirsi per un più rapido e comodo collegamento fra gli abitanti dei paesi della valle del Flumineddu e quelli della Valle del Pardu. Il passo si apre infatti in una muraglia continua lunga circa 6 km. Il sito è noto anche come Taccu di Osini. Altro nome è S’Assa de su Casteddu, in italiano ‘parete del Castello’, che è anzi quello localmente più usato, riferibile ad un luogo fortificato e riportato in ANGIUS/CASALIS, secondo il quale vi poteva essere esistita una stazione romana. Sono in effetti stati rinvenuti resti di costruzioni e monete di età romana. Nei pressi si trova una sorgente la cui acqua, chiamata s’abba de sa sanidade, conferma il carattere eccezionale attribuito al luogo. In prossimità della Scala di S. Giorgio non sono presenti monumenti archeologici pre-romani, ma, oltrepassata la stretta fessura calcarea, si accede alla Valle di Taccu, che conserva numerose emergenze archeologiche. Sui rilievi che la delimitano sono impostati diversi nuraghi di tipo semplice e complesso, che si adattano in modo straordinario all’irregolare morfologia della roccia su cui poggiano. Il più importante è il Nuraghe Sérdini, costruito con blocchi di calcare ben lavorati e disposti a filari regolari. Alla torre centrale ben conservata si aggiungono due torri a sviluppo frontale ed una nella parte posteriore. Nonostante lo sconvolgimento del deposito archeologico di alcuni ambienti, il nuraghe è ben conservato e meriterebbe un intervento di valorizzazione con l’individuazione di un accesso perché attualmente è difficilmente raggiungibile da una pista di una vecchia forestazione. Le stesse caratteristiche architettoniche e di tecnica edilizia presentano i nuraghi Urcerei, Mastu Marci e S’Olivenu, posti a guardia degli omonimi canaloni sottostanti. Al centro della valle, in prossimità della strada di accesso, se ne trovano due, il cui nome deriva dal loro stato di conservazione: Nuraghe Orruttu, ricoperto da blocchi poliedrici di calcare crollati, e Nuraghe Sanu, composto da un’unica torre costruita con blocchi pure calcarei lavorati e disposti a filari regolari. L’interno della torre conserva piccole nicchie disposte a croce in ottimo stato di conservazione. Nelle vicinanze, rimangono in parte le strutture di una tomba dei giganti che raccoglieva i morti di un antico abitato nuragico. A valle di Osini, a circa 450 m, si trova il Nuraghe M. Nuragi. Trattandosi di una località alla quale accedono soltanto turisti ed escursionisti, non si ravvisano pertanto motivi di deterioramento ambientale e paesaggistico. 


Scheda tecnica tratta da: I monumenti naturali della Sardegna - Barroccu Giovanni - Gentileschi Maria Luisa - Carlo Delfino Editore - 1996.
Soggetto gestore: Comune di Osini
Provvedimento istitutivo: Decreto Assessorato Difesa Ambiente n° 21 del 18/01/94